Home

 

Gli Annali della Provincia Romana
dei Frati Minori Cappuccini




LA STORIA DEGLI ANNALI


Si dice che “la vita non è vita senza memoria” ed è grazie alla testimonianza del passato se oggi possiamo rivivere i momenti storici dei secoli passati. Senza il costante impegno di chi ha scritto giorno dopo giorno, anno dopo anno, oggi non conosceremmo le vicende che accaddero nella Provincia Romana dei Frati Minori Cappuccini.


Nel 1618 Padre Giovanni Battista da Collevecchio su incarico del Ministro Provinciale Salvatore da Todi iniziò per primo la stesura delle pagine che dovevano raccontare anno per anno le varie vicende che accadevano in tutte ‘le case’ del Lazio. L’opera così riunita prendeva il nome di “ANNALI” e da quell’anno, il 1618, furono scritte migliaia di pagine ad opera di incaricati, i quali avevano il compito di informare degli avvenimenti che accadevano. Gli annali oggi custoditi presso l’Archivio Storico che si trova a Via Vittorio Veneto 27, a Roma, constano di 12 volumi, ripercorrono tutte le vicende dei conventi del Lazio dal 1618 al 1937. Dal 1940 gli Annali furono sostituiti dal Bollettino Ufficiale della Provincia Romana, pubblicato con cadenza annuale o semestrale. I primi due volumi (1618-1643 e 1643-1673) sono stati recentemente (2008) restaurati con le tecniche più moderne di restauro sia per una conservazione futura delle pagine sia per un recupero di quelle fortemente danneggiate.

I volumi si presentano rilegati in maniera molto grossolana e povera (tipica produzione dell’ordine), i fogli che compongono i vari libri sono anch’essi di una carta poverissima, grezza e facile al danneggiamento. La carta presenta diversi problemi di conservazione tra cui l’imbrunimento causato dall’acidità degli inchiostri, lacerazioni su margini e piccole lacune. L’inchiostro usato era creato dagli stessi frati cappuccini che erano soliti mescolare composti aggiungendo anche elementi di ferro tritato. Grandissima quantità d’inchiostro ferro-gallici, se ne sono trovati più di 70 tipi differenti, sebbene la ricetta medioevale sia la stessa e unica, ma la preparazione, essendo artigianale, poteva dar origine a inchiostri differenti.
Questo procedimento ha permesso ai vari scrittori di avere a disposizione un inchiostro sempre disponibile, ma il tempo con i suoi agenti atmosferici (vedi umidità, polveri, acqua e insetti vari della carta) ha fatto sì che l’inchiostro ferroso arrugginisse e consumasse i vari fogli anteriormente e posteriormente, lasciando spesso buchi vistosi e lacune nella narrazione. I problemi di degradazione della carta derivano appunto dall’acidità degli inchiostri ferro-gallici. Il fenomeno dello spandimento dell’inchiostro è il primo segnale, lo si nota ad occhio nudo, di una reazione chimica in atto, e di conseguenza può arrivare a perforare il foglio.
L’umidità ha contribuito alla trasmigrazione dell’inchiostro dal recto al verso compromettendo la lettura. Il primo volume si apre così: “Annali che cominciano dall’anno 1618. Tomo principale, e primo. In cui dal suddetto anno furono cominciate a ricorrere le memorie della nostra serafica Religione Cappuccina”. Inizia in questo modo la narrazione, unica del suo genere per quest’ordine, nel quale si sono raccolti una serie di volumi, che non solo hanno registrato i fatti accaduti, ma anche i nomi, le città e gli eventi storici nei quali si successero i fatti storici.
Ciò è da considerarsi l’unica testimonianza che permette ancor’ oggi a moltissimi studiosi, religiosi e laici di poter trovare una fonte storica attendibile e di indiscusse curiosità e aneddoti anche di frati che in seguito saranno portati alla santità. La lingua usata è varia e dipende da chi era incaricato di redigere questi “diari”, dunque anche la cultura in un ambiente povero come quello dei cappuccini ne risentiva moltissimo. Il linguaggio pertanto non è aulico, bensì popolano, fatto di frasi asciutte, brevi, con molte abbreviazioni, e spesso anche con intervalli di scritti in latino specie nelle decisioni di un elezione, una benedizione o una preghiera.
La calligrafia si presenta in maniera differente a seconda di chi riceveva l’incarico, a volte molto fitta, a volte proporzionata alla pagina, lasciando sempre dei margini di respiro e di rilegatura. Si notano inoltre i cambi di mano e di stile con i diversi tipi di lavorazione degli inchiostri e delle (penne) chine usate per scrivere. È interessante notare che chi scriveva le pagine a sua volta “per le cose più rimarcabili sono annotate con una mano" così recita una nota e infatti ogni qualvolta c’è un fatto importante compare al lato del foglio la mano disegnata che vuol indicare il punto d’interesse.
Molto interessanti sono i termini usati che variano da secolo a secolo da scrittore a scrittore, a seconda della provenienza e dei natali che ogni incaricato aveva, così si trovano parole in italiano, volgare, latino ed anche detti popolari ecc… Si deve annotare il fatto che nel corso delle descrizioni degli anni, i frati che appuntavano le varie festività allegando all’interno della pagina anche i fogli con i proclami dei Papi, che usavano celebrare non solo le festività, ma anche disponendo leggi e divieti alla città di Roma. Proprio la città di Roma è una chiave essenziale negli Annali per comprendere le varie epoche che attraversò come città oltre che papale, anche ricca di avvenimenti come ad esempio è narrato l’arrivo di Napoleone e delle sue truppe, i quali s’imposero nella città capitolina attraverso violenza e furti. Uno studio attento può ricostruire persino gli attrezzi, gli utensili e i vari oggetti di uso quotidiano che i frati nei vari secoli usavano nei conventi. Non solo, sono descritti anche i luoghi che abitavano, le costruzioni, gli usi che vivevano, processioni che facevano ogni anno. È da notare che i frati vivendo in epoche differenti si servivano di differenti unità di misura come i pesi, i litri, i denari, le lunghezze e le distanze misurate con parametri completamente differenti dai nostri di oggi. È inoltre importante ricordare come vengano annotate le varie pestilenze o malattie che inevitabilmente colpivano la popolazione ed anche i frati, che a loro volta accudivano religiosamente i poveri malati che non avevano speranze altrimenti.
Gli Annali parlano di frati cappuccini, ma anche di monache/suore e dei vari Papi che in un modo o nell’altro andavano a intersecarsi nelle loro vite conventuali. Così spesso è descritta la visita di un Papa presso un convento o presso una cittadina dove aveva un convento di frati cappuccini. Le annotazioni sono le più varie che si possono immaginare, dai discorsi dei Papi, ai ringraziamenti presso di esso da parte di un Provinciale o di un Padre Guardiano, fino anche ad offerte fatte dal Papa ai conventi e viceversa. Non si può dimenticare che gli Annali sono una fonte inesauribile di nomi e personaggi, basti leggere come puntualmente ogni ricorrenza, di elezione di un Provinciale o altri per altre cariche, vengano riportati tutti i nomi dei partecipanti, di coloro che eleggevano e di quelli che venivano eletti e la cosa più preziosa è, per ogni elezione, leggere gli scrutini, i numeri e le somme che hanno decretato l’elezione. I nomi sono stati in queste pagine il mezzo essenziale per non far disperdere nel tempo i personaggi che hanno permesso che l’ordine del Lazio potesse continuare nei secoli. Alcuni studiosi come il Cappuccino Teodoro da Torre del Greco ha potuto, utilizzando anche come fonte gli Annali, scrivere un necrologio dei frati, Teodoro de Luca una cronistoria e Mariano d’Alatri una storia dei Cappuccini del Lazio e tanti altri studiosi hanno ricostruito intere vicende storiche-religiose che mai si sarebbero potute conoscere senza questi preziosi volumi.

Giorgio Razzano
diplomato presso la Scuola Vaticana di Paleografia e Archivistica